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Mauro Gibellini: “Hellas, c’è bisogno di ricostruire. Il Verona è una religione per la città”

L’attaccante doppio ex della partita di domenica, racconta le due squadre dal suo punto di vista

Domenica, ore 15 al Bentegodi è in arrivo Verona-Spal, altra gara determinante per la salvezza di queste due formazioni, anche se il campionato pare aver già parlato. “Per l’Hellas le speranze di salvezza sono oramai minime. Se la Spal vincesse farebbe invece un passo decisivo verso l’obiettivo che insegue“. Queste parole sono di Mauro Gibellini, attaccante che con la maglia spallina giocò per 8 anni, considerando due parentesi in prestito altrove e con il Verona da giocatore vinse un Campionato di Serie B nella stagione ’81-’82 e in quella seguente debuttò in Serie A e raccolse quelle che per lui sono le uniche 7 presenze nella massima serie italiana.

In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport Gibellini racconta l’annata di queste due squadre, prima di arrivare alla sfida che le vedrà in campo domenica, l’una contro l’altra: “In sede di pronostico era evidente che sarebbe stata dura per delle neopromosse, ma, detto con franchezza, ritenevo che la Spal potesse essere, a questo punto, più tranquilla“.

Per quanto riguarda il Verona, l’ex attaccante oramai sessantacinquenne dice: “Deve cercare di chiudere con dignità, perché con le trasferte contro Milan e Juventus non si può pensare a una rimonta che avrebbe dell’incredibile, a meno che le altre non si piantino, ipotesi che mi pare complicata. Meglio guardare al futuro. Serve ricostruire, però c’è da considerare che i conti dell’Hellas sono stati sanati con un’abbondante cura di snellimento delle uscite. La gestione è equilibrata. Se sarà retrocessione, il paracadute farà da supporto economico. Tutto questo è un vantaggio, in prospettiva, ma adesso c’è bisogno di investire, sia pure in maniera oculata“.

Il quale poi continua, parlando della presidenza di Maurizio Setti: “Sono state fatte consistenti spese nelle prime stagioni: dopo qualcosa è cambiato, il Verona è andato in B nel 2016, l’azienda andava rimessa in sesto. Un caso analogo l’ho vissuto da ds dell’Hellas quando arrivai, nel 2013, e il proprietario era Pastorello. La bussola del bilancio non va mai persa, piuttosto credo che gli errori siano stati altri: occorreva che perlomeno qualche strumento in più venisse assicurato per aumentare la competitività della squadra. In B il Verona è stato subito promosso, la base era buona, sono stati effettuati inserimenti idonei. In A occorre fare un salto di qualità e non è avvenuto. Adesso, sarebbe opportuno ricollocare al centro del progetto il risultato sportivo“.

Bisogna già guardare al futuro allora per Gibellini, con l’addio di Fusco e quello ormai prossimo di Pecchia, la cui testa viene chiesta da tifosi, quale potrebbe essere l’allenatore ideale nella prossima stagione? “Mi sembra che a Setti piaccia il profilo di un emergente, ma è anche vero che l’esperienza di uno abituato a vincere è un fattore fondamentale. E cruciale, allora, sarà che tra il prossimo ds e il presidente ci sia condivisione sotto ogni punta di vista“.

All’esterno viene chiesto infine di fare un paragone con le due tifoserie, quella di Ferrara e di Verona: “La Spal ha un pubblico appassionato, eppure “aristocratico” nella maniera di tifare, spesso scherzoso. Anche le sconfitte vengono accettate con serenità. Nel ’77 andammo in C e nessuno ci disse nulla. L’Hellas a Verona è una religione, per molti è un modo di essere. Una squadra del popolo, carica di senso di appartenenza. Sono condizioni diverse. Quel che non cambia invece, è la bellezza di fare calcio in piazze così. Dovrebbero restare entrambe, e sempre, in Serie A“.

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