L’ex difensore gialloblù, da poco svincolatosi dal Cagliari, ha parlato dell’Hellas con i colleghi de L’Arena
A pochi giorni dal proprio addio al Cagliari, Fabrizio Cacciatore è tornato a parlare con i media, ma l’argomento principale è stato… il Verona!
Raggiunto dai colleghi de L’Arena, l’ex difensore gialloblù ha infatti speso due parole sulla banda di Juric, paragonandola a quella che fu la squadra di Mandorlini: di seguito, dunque, le principali dichiarazioni del classe ’86.
I “DUE VERONA”. «Ci sono molte analogie tra il “mio” Verona e quello di oggi: corsa, spettacolo, spavalderia, nessuna paura… Noi sognavamo e così sogna l’Hellas di Juric, una squadra bella e possibile. Una differenza può invece essere l’attacco: noi avevamo Toni, mentre questo Verona può anche permettersi di non avere una punta di ruolo».
L’EUROPA. «Non si arriva per caso in zone Europa League: l’Hellas non è più una sorpresa e credo che possa raggiungere l’obiettivo: ha solidità, mentalità, agonismo, forza e talento, e poi la classifica dice che c’è un livellamento generale delle squadre in lotta per il settimo posto. Juric è l’uomo giusto al posto giusto Potrebbe essere l’anno giusto…».
GLI UOMINI-SIMBOLO. «Noi avevamo un Iturbe devastante, ma tutti i giocatori erano funzionali al gioco di Mandorlini: penso a Romulo, Jorginho, Toni, noi difensori… Oggi c’è per esempio Rrahmani che si immola per una chiusura e poi, subito dopo, si fa tutto il campo per andare a saltare in mezzo all’area, ma anche Kumbulla, un classe 2000 che ha bruciato le tappe e sorpreso tutti, tranne Juric».
SUPER ZAC. «Quando ero al Verona, Zaccagni era un ragazzino di belle speranze che si allenava con la prima squadra, così come Fares. Ha saputo aspettare e ritagliarsi i suoi spazi: ora viaggia al top, vive a pieno la sua piena maturazione ed è un giocatore che può fare la differenza».
LAZOVIC. «Siamo a me che a Lazovic piace correre. Darko è un agonista con grande talento, e si è perfettamente inserito nelle dinamiche del calcio italiano. È un’arma in più per questo Hellas e la dimostrazione vivente che Juric ha ottenuto il massimo dai propri uomini».