Intervenuto a Il Secolo XIX, Domenico Volpati ha parlato dell’Hellas dello Scudetto e di mister Bagnoli, grande doppio ex di Verona–Genoa.
DI seguito, dunque, le principali dichiarazioni rilasciate dall’ex tuttofare gialloblù.
IL MISTER. «Ricordiamo ogni singola parola che ci ha detto Bagnoli: parlava poco, ma aveva un’empatia unica e creava armonia. Ti entrava nell’anima. Io l’ho soprannominato “Sound of silence”, il suono del silenzio. Una volta lo vidi anche piangere, ma erano lacrime di gioia: era il maggio dell’87 e, dopo il pareggio contro l’Inter, tornammo a qualificarci per la Coppa UEFA. Quell’anno eravamo solo in quattordici più due Primavera e c’era il povero Paolino Rossi con le ginocchia sempre gonfie. Per il mister quel quarto posto significava aver ritrovato il suo Verona, quasi un secondo scudetto…».
IL TERZINO FA IL TERZINO… «Il mister metteva tutti nel proprio ruolo. Io facevo il jolly, giocavo un po’ dappertutto, ma ero contento di farlo perché mi sentivo importante per lui e per la squadra. Mi schierava anche con la febbre e questo mi esaltava».
VERSO LO SCUDETTO. «Il Verona più spettacolare fu quello dell’82, quando arrivammo quarti e in finale di Coppa Italia, che giocammo anche la stagione successiva. Durante il campionato 84/85 avevamo uno spogliatoio “low profile” e “democratico”, senza primedonne. Elkjaer e Briegel si integrarono benissimo e noi ci divertivamo come matti».