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Gli ex gialloblù raccontano Jorginho: “Si vedeva fosse forte”

Gomez, Orfei, Ceccarelli, Maietta, Donadel e Donati parlano dell’italo-brasiliano partito dall’Hellas e arrivato alla finale di EURO 2020

Juanito Gomez, Giovanni Orfei, Luca Ceccarelli, Domenico Maietta, Marco Donadel e Massimo Donati: sono loro i profili scelti dai colleghi de L’Arena per parlare di Jorginho, senz’altro l’ex gialloblù più “in voga” del momento.

Senza perdere tempo, ecco dunque le loro principali dichiarazioni.

GOMEZ. «Avevo sbagliato due rigori di fila col Gubbio. Un giorno ci sentimmo al telefono, glielo raccontai e lui mi suggerì di calciare dopo aver fatto il saltino come fa sempre. Lo ascoltai e quello successivo lo segnai. Al Verona li calciavamo io e Cacia, poi Mandorlini scelse Jorginho: era freddo, preciso e aspettava l’ultimo momento prima di decidere l’angolo. Era così fin da piccolo. Da pelle d’oca vederlo prima alzare la Champions col Chelsea e ora in finale con l’Italia».

ORFEI. «Gli ho mandato un sms martedì sera, mi ha risposto nella notte. Si è meritato tutto, già quell’anno in Serie C2 era un martello, aveva voglia di arrivare e non pensava ad altro che al pallone e a come migliorare. Quando un giovane ha qualcosa in più si vede subito. Non è stato tutto facile, ricordo ancora quando a fine allenamento lo portavo al convitto: il futuro era sempre un’incognita, quando sei agli inizi è così. Se vincesse l’Europeo sarebbe giusto vincesse pure il Pallone d’Oro».

CECCARELLI. «Un pomeriggio lo vidi sotto la pioggia avviarsi verso il campo dell’Antistadio a piedi. Timido com’era non aveva neanche avuto il coraggio di mandare un messaggio a un compagno più grande per farsi dare uno strappo. Quando lo vedo guidare l’Italia con personalità mi viene sempre in mente questo episodio. Era molto chiuso, ma ha fatto tanti sacrifici e piano piano è diventato uno dei più forti in assoluto. Era bravo, ma la differenza l’ha fatta la sua serietà: già a sedici anni ragionava come un adulto».

MAIETTA. «Quando Jorginho stava per calciare il rigore ero tranquillissimo perché sapevo come sarebbe finita. Era scritto che sarebbe diventato uno dei più bravi in assoluto. Ne parlavamo spesso nello spogliatoio, tutti pronti a scommettere su di lui. Già un fenomeno allora, parlava già il linguaggio di Toni, Iturbe e Romulo. Una certezza già a vent’anni».

DONADEL. «Un conto era giocare in Serie A, un altro salire fino ai massimi livelli. Di Jorginho mi colpì subito la qualità del passaggio: forte, pulito, preciso. Aveva qualche difficoltà a livello fisico, ma con il tempo ha compensato con nozioni tattiche e una lettura del gioco ancora migliore. Uno così vorresti sempre averlo dalla tua parte, sa pressare in avanti ma anche coprire».

DONATI. « È tutto è nella testa, la sua rispetto agli altri viaggia al doppio e forse anche al triplo della velocità. Era chiaro che fosse bravo, ma sinceramente mai avrei detto che potesse salire così in alto. Era un buon giocatore, ma come tanti altri, lo scatto l’ha fatto quando ha dimostrato di saper reggere l’impatto con certe piazze. Da quand’era con noi al Verona è stato tutto un crescendo, dote rara per un calciatore».

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2 anni fa

Hanno capito tutti che era fortissimo….Tranne el duro de VENTURA

massimo
massimo
2 anni fa

Hanno capito tutti che era fortissimo….Tranne VENTURA

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2 anni fa

Dopo è andato a Napoli e hanno capito tutto…

Matteo
Matteo
2 anni fa

Che giocatore…

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