Il patron gialloblù, raggiunto da La Gazzetta dello Sport, ha parlato anche di mercato e non solo

È un’intervista davvero ad ampio spettro quella rilasciata da Maurizio Setti ai colleghi de La Gazzetta dello Sport: il patron gialloblù ha infatti parlato di Juric, Di Francesco, mercato e di tanto altro.

Senza perdere tempo, ecco dunque le principali dichiarazioni rilasciate alla Rosea dal presidente dell’Hellas.

JURIC. «Non mi piace l’andazzo di non rispettare gli accordi, bisogna sempre ricordare da dove si parte. Con Juric c’era un contratto che però probabilmente non gli dava sicurezze, quindi alla fine si è optato per concludere il rapporto. Siamo cresciuti insieme e tanto merito va al mister, però bisogna darne anche al d.s D’Amico e alla società che lo hanno protetto nei momenti in cui avrebbe fatto grandi stupidate».

DI FRANCESCO. «Vedremo che gioco proporrà Di Francesco: abbiamo avuto modo di confrontarci a lungo e credo che abbia capito che non si può smembrare una squadra, come detto anche da lui stesso. Alcuni principi devono rimanere, anche se poi sicuramente lui ci metterà del suo e cambierà qualcosa rispetto a quanto visto negli ultimi due anni. Credo sarà stimolante anche per lui. Senza nulla togliere ai suoi predecessori, Di Francesco è il tecnico più importante della mia gestione: non dimentichiamo che ha raggiunto un terzo posto in Serie A e una finale di Champions… Mi è piaciuto molto, sono orgoglioso di lavorare con lui».

I SINGOLI E IL MERCATO. «Credo che Lovato possa essere il “nuovo Kumbulla” e lo ha già dimostrato. Spero poi che questo possa essere l’anno buono per Cancellieri e Amione. Vedremo… Zaccagni? Sta bene da noi, non dobbiamo venderlo per forza, ma se arrivasse un’offerta consona la valuteremo. Mattia vale una squadra da Champions».

JORGINHO. «Prima di acquistare il Verona guardai sei o sette gare dell’Hellas e mi decisi ad acquistarlo perché vidi Jorginho. È stato un colpo di fulmine e mi dissi che lui mi avrebbe aiutato a rientrare nell’investimento. Così è stato. Era un ragazzino esile e imberbe, ma aveva una classe cristallina e intelligenza tattica. Guardandolo giocare mi sono visto presidente di una squadra che va alla ricerca di giovani talenti, calciatori che vorresti tenere a vita. Purtroppo, però, per società come la nostra non è possibile».

BILANCI E OBIETTIVI. «Direi che questi anni all’Hellas siano stati molto positivi, abbiamo fatto calcio con i conti a posto e abbiamo creato basi solide. Il Verona ora ha tanti giocatori di proprietà, ha disputato sette anni su nove in Serie A e se non si fossero fatti mali Toni e Pazzini ci saremmo probabilmente salvati anche il terzo anno. Accetto però che i tifosi pensino che avremmo potuto fare qualcosa in più. L’Europa per il decimo anno di gestione? La salvezza sarebbe già un grandissimo regalo, anche perché sarebbe la terza di fila, un obiettivo che manca dal Verona di Bagnoli».

LE STRUTTURE. «Quando sono arrivato ho detto subito che “Casa Verona” era il mio sogno, e oggi siamo più vicini di ieri alla costruzione del centro sportivo. Non è facile, serve trovare l’area e ottenere permessi, però spero di concludere entro la prossima stagione. Lo stadio? Il Verona è solo proponente, tutto dipende da finanza privata e Comune».

LA LEGA. «Come Lega di Serie A stiamo cercando di creare protocolli più snelli per le società, inoltre vorremmo fare in modo che tutti i gruppi squadra vengano vaccinati e che, pur gradualmente, tutti possano tornare allo stadio. I tifosi negli impianti generano non solo incassi, ma anche sponsor e indotto. Non si può fare a meno del pubblico».