Il resoconto del collega Luca Telese trasuda stupore e ammirazione nei confronti di un allenatore che a Verona è ormai nei cuori di tutti

Un ode a Ivan Juric: potremmo definire così l’articolo del collega Luca Telese comparso sull’edizione odierna del Corriere dello Sport. Il giornalista ieri presente a Cagliari ha infatti raccontato gli ultimi minuti di partita del mister, un autentico show che ha impressionato il giornalista e tutti i presenti che ancora non avevano avuto la fortuna (o la sfortuna: dipende dal livello di sopportazione dei singoli timpani) di vivere la partita insieme all’Uomo di Spalato.

Senza perdere tempo, ecco dunque il racconto del collega:

«“Uno a uno! Uno a uno!”. “Passa a cinque dietro!”. “Uno a uno e diagonale! Siamo a meno uno! Siamo a meno uno! Lancia e vai, uno a uno! Vai che non ce la tolgono. Uno a UNOOO!”. E ancora: “Siamo a meno trenta! E sempre uno a uno! Solo trenta secondi. Sono solo trenta, trenta, trenta! Non ce la toglie nessuno!”.

E Ivan Juric nello stupore generale (impotente e costernato) della Sardegna Arena, divenne per dieci minuti di fuoco, rapper. Anzi: mister-rapper, cantore baritonale e roco di un codice cifrato che impastava in una sorta di base ritmica, numeri e tempi, conto alla rovescia del cronometro, ululati motivazionali e sintetiche disposizioni tattiche per la squadra scaligera.

Bisogna immaginarsi la scena: mentre la sua squadra lotta per difendere l’uno a zero, l’allenatore del Verona prende il cartellino rosso, viene espulso dal campo. Ma subito dopo si piazza in tribuna, a quindici metri dalla panchina, e approfittando della situazione acustica (e delle potenzialità delle sue corde vocali), si mette a fare su e giù con passo furibondo per il corridoio centrale dello stadio rossoblù, come fosse un palcoscenico. Indemoniato. Un flusso di pensiero. Un megafono. Una furia.

Con un doppio voltaggio, anche nel lunghissimo tempo di recupero. Toni bassi per trasmettere alla squadra la sua lettura di fase (“Non ce la danno, non ce la danno, non ce la danno… ancora poco ed è finita, ancora poco… reggere ora, ora, ora! Solo trenta ed è finita!”).

Reiterazioni ipnotiche. E urlacci belluini per le indicazioni di modulo: “Cambia dietro subitooooo! Vai uno a uno! Mettetevi a cinque con uno davanti!!!”. Il tema non sono le indicazioni. Il tema è il tono, la furia, la convinzione, la postura. E il carisma. T-shirt e tuta, su e giù. Al punto che molti in tribuna finivano per guardare solo lo show di Juric, e non più gli ultimi disperati minuti di assalti alla porta gialloblù.

“Uno a uno e lo facciamo! Uno a uno e andiamo!”. E poi va a finire davvero che, teleguidato dalle tribune, proprio con un uno contro uno, il Verona raddoppia. Capisci in determinati momenti, che il calcio smette di essere geometria, schema e ingaggi per diventare passione, ritmo e musica, un urlo viscerale e barbarico. Juric cammina sulla tribuna come su una ribalta, in mezzo ai tifosi del Cagliari che, mentre guardano incantati e attoniti il mister-rapper, pensano: “Avercelo, uno così”».