Il doppio ex dell’incontro in programma stasera ha parlato ai colleghi de L’Arena in vista del Monday Night

Nato a Caprino Veronese e cresciuto nelle giovanili dell’Hellas, Lorenzo Pinamonte non è stato profeta in patria, trovando fortuna soprattutto in Inghilterra e nelle serie minori italiane, incrociando la propria storia anche con quella del Benevento.

Ciò ovviamente lo rende un doppio ex della sfida in programma stasera al Bentegodi, quindi i colleghi de L’Arena hanno deciso di raggiungerlo per scambiare con lui due chiacchiere a riguardo: di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

TRA VERONA E INGHILTERRA. «Al Verona un infortunio mi mise fuori gioco sul più bello: Attilio Perotti durante la stagione 95/96 mi aveva convocato per la trasferta di Reggio Calabria, ma mi stirai e il treno passò. Da lì mi trasferii in Inghilterra: forse era troppo presto, ma restai lì quattro anni. Vicino al ritorno? Sì, ma alla fine scelsero Morante…».

IL BENEVENTO. «Al Benevento mi amavano e ogni partita era una festa. Ora la squadra è cresciuta e non è più la stessa della prima esperienza in Serie A: Inzaghi regala gol e divertimento».

L’HELLAS. «Juric è uno dei migliori tecnici in Italia: lui crea e inventa i campioni, inoltre è in grado di ripetersi. Per fare un esempio, Kumbulla è già il passato, mentre Lovato è il presente: l’ho visto giocare di recente ed è impressionante, ha la calma di un veterano».

L’OBIETTIVO. «Io credo che, come dice Juric, l’obiettivo debba rimanere la salvezza: il gruppo è cambiato molto e non sempre si possono fare miracoli. Cosa manca? Quelli che al momento sono infermeria, uno su tutti Veloso».

TRA IERI E OGGI. «Ai miei tempi la bandiera era Totò De Vitis, ma anche Cammarata e Lunini erano molto forti. L’anima della squadra oggi? Zaccagni: è cresciuto tantissimo e farà da ponte tra passato e presente. Dovrà essere un riferimento».