L’ex centrocampista, alla Fiorentina durante la stagione 84/85, ha raccontato un paio di aneddoti interessanti ai colleghi de L’Arena
Una squadra solida e tecnicamente valida, al cui timone c’era un grandissimo allenatore: questo il Verona campione d’Italia secondo Eraldo Pecci, ex centrocampista in quella stagione in forza alla Fiorentina.
Di seguito, infatti, le principali dichiarazioni da lui rilasciate ai colleghi de L’Arena e comparse sull’edizione odierna del quotidiano scaligero.
LO SCUDETTO GIALLOBLÙ. «Quello del Verona è tra gli scudetti più belli del calcio italiano, anche perché lo vinse nella stagione del sorteggio integrale degli arbitri. L’Hellas di quell’anno era amato in tutta Italia, perché sono le piccole storie a fare grande il calcio. Quello di allora era vero calcio, mentre ora vedo solo tanti “draghi” e uno sport fatto solo di bilanci e regolato da gente che non ha mai visto un pallone in vita sua…».
“QUELLA” SQUADRA. «Il Verona che poi avrebbe vinto il campionato era una squadra solo all’apparenza operaia: strada facendo si convinse infatti, a ragione, di essere una formazione solida, completa e tecnicamente validissima. Di Gennaro e Bruni davano del “tu” al pallone, mentre Volpati poteva giocare ovunque. E poi erano guidati da un grandissimo allenatore…».
IL CONDOTTIERO. «Per me Bagnoli è stato un grande. Dire ai carabinieri: “Se cercate i ladri, sono nell’altro spogliatoio” (si parla ovviamente della partita di Coppa dei Campioni contro la Juventus, ndr) è stato un colpo di genio. Una volta parlai con Briegel, e lui mi raccontò che, dopo aver detto a Bagnoli che con la Germania giocava come terzino, il mister gli disse: “Ma chi l’è el Verona, mia la Germania. Suga in mezzo va là”. Capite la grandezza dell’uomo?».
MASCETTI. «Emiliano Mascetti era fortissimo: quando venivamo a Verona erano cavoli amari. Aveva un allungo pazzesco e, credetemi, di testa saltava come Pulici o Graziani…».