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ESC. CH – Ancora Oddo: “D’Amico mi chiese di Juric. E sulla retrocessione del 2002…”

Seconda parte dell’intervista al tecnico pescarese, che ci ha raccontato anche un paio di retroscena interessanti

Continuando la nostra chiacchierata con Massimo Oddo (trovate la prima parte QUI) arriviamo a parlare della soffertissima retrocessione del 2002, sulla quale ci ha anche raccontato un paio di retroscena, ma anche di Ivan Juric e della raccolta fondi con cui i campioni del mondo 2006 hanno potuto regalare quattro autoambulanze alla Croce Rossa Italiana.

Di seguito, dunque, la seconda parte dell’intervista.

Il secondo “evento” vissuto in riva all’Adige è ovviamente la retrocessione con Malesani…
«Quella è stata un’annata stranissima: pur avendo una squadra molto giovane, nel girone d’andata volavamo e abbiamo fatto cose incredibili. Tutti parlavano di noi, ma poi nella seconda parte di stagione successe l’imponderabile: non so da cosa sia dipeso, forse da un calo di motivazioni in quanto arrivati a metà campionato tutti reputavamo la salvezza ormai in cassaforte. Quel che è certo è che quello fu uno dei momenti più amari della mia carriera, anche perché fui vittima di alcune scelte societarie…».

Ossia?
«Dopo avermi ceduto alla Lazio, vennero a dirmi che avrebbero fatto giocare altri per prepararli alla stagione successiva, e infatti saltai sei o sette partite in cui giocò Cassetti. Quando poi lui si fece male e tornai a giocare, qualcuno mi accusò di non dare il massimo, ma questo non fa parte di me e quindi ci rimasi davvero male».

Tornando alla retrocessione, qualche giorno fa Michele Cossato ha detto che in quello spogliatoio forse si parlava troppo di stipendi e poco di calcio
«Francamente è una cosa che non ricordo, e dico davvero: non ho mai avuto peli sulla lingua, lo direi se me lo ricordassi. Se però posso dire la mia, credo che un errore enorme fu quello di pensare troppo al Chievo: in tanti volevano a tutti i costi arrivare davanti ai “cugini”, e forse quello ci fece perdere la spensieratezza con cui avevamo giocato il girone d’andata».

Torniamo al presente: due parole sul collega Juric?
«Per Ivan vale un discorso simile a quello fatto per Faraoni: un bravo tecnico per fare bene ha bisogno dell’ambiente, della squadra e anche del direttore sportivo giusto. A tal proposito avrei un aneddoto…».

Racconta, racconta…
«Tony D’Amico è pescarese come me, addirittura viene nel stesso stabilimento balneare in cui vado io, quindi lo conosco bene. La scorsa estate, prima di prendere Juric, mi chiese un parere, e io gli dissi che Ivan è un grandissimo allenatore, ma che va assecondato nella sua idea di calcio: se si sceglie uno come lui, bisogna costruire la squadra secondo la sua visione di calcio. Per il suo tipo di gioco deve avere giocatori che vuole, non è lui che si adatta alla squadra ma è la squadra che deve adattarsi a lui».

Chiudiamo con due parole sulla raccolta fondi dei campioni del mondo?
«Certamente! Grazie a quella raccolta fondi abbiamo comprato quattro ambulanze super accessoriate: per fare una cosa carina ci abbiamo anche fatto mettere il nostro marchio! Credo comunque fosse il minimo: in un certo senso “rappresentiamo” l’Italia, quindi siamo orgogliosi di averlo fatto».

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Tode
Tode
3 anni fa

Personalmente le ritengo un sacco di balle. Mancavano le motivazioni (nel 2002 si chiamavano lire), non si ricorda si parlasse di soldi (memoria corta?), i giocatori volevano a tutti i costi arrivare davanti ai cugini (ma che stupidata è? Prima di tutto ai giocatori è sempre fregato poco della concittadina, ci tenevano solo a vincere il derby ma, visto come è andato il ritorno col Chievo con un primo tempo da incorniciare e un secondo tempo a camminare in campo mi viene qualche dubbio.

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