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Zigoni: “Non capisco le parole di Lotito. Ripenso alla nottata a parlare con Vendrame e Mura”

 Le dichiarazioni da Oderzo delll’ex attaccante gialloblù sulla pandemia e sula possibile ripartenza

Gianfranco Zigoni, ex attaccante dell’Helllas Verona, ha parlato al Corriere di Verona:

“Siamo qui io, mia moglie e mio figlio Gianmarco, che si allena ogni giorno. Dal Venezia gli dicono come prepararsi. Confesso che ho paura per lui. Se si tornasse a giocare, che accadrebbe? In tanti parlano della salute che viene prima di tutto e pensano, invece, agli interessi economici”.

RIPRESA. “Sento quel che dicono questi signori del calcio e mi domando se non abbiano persone care, se non temano per loro. Certe dichiarazioni di Lotito, quelle non solo non le capisco, ma mi indignano. Io, che il pallone l’ho amato per davvero. Sto con Silvio Baldini, che è sempre stato contro questo sistema e sostiene che il calcio non è delle tv oppure degli sponsor, ma della gente”.

TAGLI DEGLI STIPENDI. “Non avrebbero neanche dovuto farlo. Avrei detto: “Prendetevi pure l’ingaggio ma a una condizione: date tutto a medici e infermieri, a chi combatte contro questo mostro”. È a loro che mi sento vicino. In questi giorni ho letto un libro di Massimo Baraldi, “Tre giorni nella vita”. Ha intervistato anche me per scriverlo. Parlo di chi si spende per gli altri, uomini e donne che lavorano negli ospedali. E dei missionari”.

EZIO VENDRAME. “Non sapevo che fosse malato. La vita è così, non ci siamo più visti. Quando è morto, a dirmelo è stata mia moglie. Sono rimasto di ghiaccio, sofferenza enorme. E grande è stato il dispiacere per la scomparsa di Gianni Mura. Un ricordo? Una serata insieme, a San Giovanni di Casarsa, finita alle 4 di mattina, dopo aver parlato, di calcio, di arte, di poesia, di sogni e di canzoni”.

CICLISMO. “Ne ho avuti, di amici a pedalare. Da piccolo avevo il cuore che batteva per Fausto Coppi. Ricordo le cene con Marino Basso. E poi con Felice Gimondi. L’anfitrione fu Bruno Ferretto, che al tempo era uno dei proprietari del Verona. Un grande, Felice, e anche lui non c’è più. E nemmeno Luis Sepúlveda, se l’è portato via il virus. Ho adorato i suoi libri, “Patagonia express” mi ha fatto volare”.

TIMORE. “La mia angoscia è per i bambini. Che cosa accadrà? Non lo sappiamo e, quel che è peggio, non possiamo saperlo. Li dobbiamo proteggere e non abbiamo i mezzi per farlo. Quanta tristezza nel vedere i parchi desolati, nessuno che prende a calci una palla, che corre e che ride… Non so davvero descrivere questo smarrimento”.

POLITICA. “I politici cercano soluzioni ma come possono trovarle? Chi ha in mano la formula per uscire da tutto questo? Gli scienziati? Neppure loro. Coltivo la speranza, ascolto le parole del presidente Mattarella. Mi affido a papa Francesco. L’avete visto da solo, nel vuoto imponente di Piazza San Pietro? Un’immagine di una forza incredibile”.

PREGHIERE.Ogni giorno. Al mattino, quando mi sveglio, e alla sera, prima di addormentarmi. Credo in Dio, credo nella sua misericordia. Tornerà la gioia. E tornerà la bellezza di una partita di calcio”.

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