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Madison Solow, l’instancabile motorino della mediana gialloblù

La centrocampista canadese sin dalla giovane età si è distinta per la grinta e la grande capacità di non mollare mai

Corsa, grinta e determinazione: dovessimo descrivere Madison Solow, uno dei tanti “volti nuovi” delle Women di quest’anno (nonché l’unica straniera), useremmo certamente queste tre parole.

A farvela conoscere un po’ meglio oggi non saremo però noi, bensì l’approfondimento di Hellas Channel: di seguito, dunque, la scheda della numero 5 gialloblù.

#5 MADISON SARAH SOLOW
Data di nascita: 30 maggio 1992
Luogo: Toronto, Canada
Altezza: 1,65 m
Nazionalità: canadese
Ruolo: centrocampista centrale
Piede preferito: destro
Caratteristiche: cruiser tank
Presenze in Serie A: 37
Presenze Hellas Verona: 16

«Quando eravamo compagne di squadra ci trovavamo al campo alla mattina per allenarci, per migliorare la tecnica, oltre agli allenamenti standard. Lei arrivava in bici o di corsa, credo abbia un serbatoio di energie infinito. Da allenatrice ogni tanto le dico di fermarsi, di riposare un po’, ma è impossibile che accada: la sua volontà di migliorarsi è superiore a qualsiasi tipo di fatica»
Cit. Silvia Fuselli

COME I POKEMON
È una storia divertente quella che portò Madison a giocare a pallone: quando era piccola, all’età di 5 o 6 anni, giocava insieme ad alcuni compagni di classe in una squadra che indossava divise completamente azzurre: erano chiamati gli Squirtles, dato che erano dello stesso colore del Pokémon. A quel tempo era ovviamente solo un divertimento e, a turno, un genitore era incaricato di portare la giovanissima comitiva in pulmino alla partita. Un giorno, durante una gara, un uomo che Madison non ha mai conosciuto andò dai suoi genitori e disse loro: “Lei dovrebbe provare a giocare a calcio per davvero. Quel giorno iniziò la sua carriera. L’anno successivo la piccolissima Solow decise di iniziare a giocare con una squadra maschile un po’ più “seria”. Anche a distanza di anni Madison ricorda bene quella vicenda, ma tuttora non sa chi fosse quell’uomo che vorrebbe tanto ringraziare.

DISNEY CUP
All’età di 15 anni Madison Solow partecipa con la propria squadra, la IMG, alla Disney Cup (un’importante competizione a livello giovanile negli USA) dopo aver vinto molti tornei grazie a un gruppo solido, molto unito e anche molto forte. La squadra inizia alla grande ed è vicinissima a vincere il proprio girone di qualificazione, ma Madison subisce un infortunio all’ultima giornata del raggruppamento, cadendo male sul gomito. Una volta concluso il match, con la qualificazione alle fasi finali, l’allenatore invita Madison ad andare in ospedale a causa dell’infortunio, ma ovviamente lei non ci pensa nemmeno e, anzi, si fa stabilizzare il braccio fasciandolo al corpo per continuare a giocare. La squadra supera gli ottavi di finale, poi supera anche i quarti. Madison continua a giocare nonostante il braccio le facesse male, ma per lei in quel momento era più importante vincere con le sue compagne. In semifinale la partita è molto equilibrata, ma a 5′ dalla fine, ancora sullo 0-0, l’attaccante avversario calcia verso la porta trovando l’opposizione di Solow: lei finisce a terra dolorante, perché il pallone aveva colpito proprio il suo braccio fasciato al corpo e, proprio per questo motivo, si accendono le proteste delle compagne per il calcio di punizione concesso dall’arbitro a causa di un presunto fallo di mano. Punizione: gol. Madison e compagne escono così dal torneo. Poi si avvicina il mister: “Adesso puoi andare in ospedale?“.

IL GOL DI SQUADRA
C’è una bellissima fotografia che ritrae Madison Solow, Silvia Fuselli, Debora Mascanzoni e Valentina Boni: le quattro calciatrici stanno esultando per un gol negli ultimi minuti di Fimauto Valpolicella-Ravenna San Zaccaria, 9 dicembre 2017 e 8a giornata di Serie A, poi terminata 2-1. È rimasta impressa nella mente di Madison quella rete, per la bellezza corale di quel gol di squadra. Solow, che già aveva aperto la gara nel primo tempo con un preciso mancino valso l’1-0, va a pressare il mediano avversario Linda Casadio strappandole la sfera, poi alza la testa e serve Boni in area di rigore. La compagna sembra aver perso il tempo, ma portatasi quasi sul fondo riesce a girare e scaricare nuovamente in mezzo da Madison. «Ricordo che stavo per calciare, quando da dietro ho sentito la voce di Debby che urlava “È mia, è mia!”, e allora ho lasciato la palla. Lei è arrivata con il destro e ha tirato all’angolino opposto: perfetta… and the rest is history».

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