Uno dei giocatori meno “celebrati” dello storico Scudetto si è raccontato ai colleghi de L’Arena

In occasione del 35° anniversario dello “storico” 0-0 di San Siro con cui l’Hellas, pareggiando contro il Milan, fece un altro passetto verso il leggendario Scudetto, è tornato a parlare uno dei protagonisti meno “celebrati” di quella squadra, ossia Dario Donà.

Raggiunto dai colleghi de L’Arena, l’ex centrocampista gialloblù si è infatti concesso un tuffo nel passato: di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

LA QUARANTENA. «In questo periodo faccio qualche lavoretto con mia figlia, ma poca roba. In genere mi dedico al giardinaggio».

IL GREGARIO. «A me piaceva giocare a calcio, ma non ero un calciatore. Da giovane comunque non ero male, avevo anche partecipato al Mondiale Under 20 con l’Italia e mi aveva acquistato il Milan di Radice. Io ero umile e stavo al mio posto, ma certe regole non piacevano: una volta scappai da un ritiro e trascorsi sette giorni da “latitante”…»

CONTRO IL MILAN. «Il 21 aprile 1985, contro il Milan, giocai la mia seconda partita “intera”: eravamo orfani di Briegel e Fontolan, e a me venne affidato il compito di tenere a bada Scarnecchia. Ebbi la l’occasione di segnare, ma Baresi fece un recupero dei suoi… Ricordo poi che con una spallata mandai Hateley contro i cartelloni pubblicitari: i milanisti mi insultarono e mi fischiarono per tutta la partita. Nel complesso comunque non giocai male, anzi!».

GLI EX GIALLOBLÙ. «Bagnoli parlava poco, ma era un grande. Elkjaer quando voleva era l’attaccante più forte del mondo, mentre Di Gennaro era classe pura. E poi c’era il mio amico Turchetta: lui era un fenomeno, mi ricordo che una volta si mise a palleggiare con una pallina da golf!».