L’ex giocatore e tecnico dell’Atalanta, intervistato da La Stampa, ha espresso tutto il proprio dolore per la “sua” Bergamo
Ottavio Bianchi piange per la “sua” Bergamo: l’ex giocatore e allenatore dell’Atalanta, raggiunto da La Stampa, ha infatti raccontato la drammatica situazione che al momento vive la città lombarda, una delle più colpite dall’epidemia.
Queste, dunque, le sue parole:
«Vedo le bare sui camion e piango, domandandomi perché sia successo proprio nella mia Bergamo. Meno di un mese fa mi chiamavano per parlare dell’Atalanta, e ora invece ricevo telefonate da amici e conoscenti che risiedono all’estero e che vogliono sapere se sono vivo.
Sono qui da solo: ho rinunciato alla signora che mi dava una mano in casa e non posso vedere i miei figli.
Penso ai medici e agli infermieri, autentici eroi che però sono stati mandati in guerra disarmati dai “parolai” che hanno promesso tanto, ma che alla fine non hanno concluso niente: un giorno o l’altro questi “parolai”, in primis quelli che hanno tagliato i fondi alla sanità, dovranno darci una spiegazione.
Il calcio? Le persone muoiono e questi parlano di calendari: sono alieni!».
Abolire il calcio.e tutti quei sport dove ci sono gli afollamenti di persone.pe non essere contagiati dal virus.