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Women, Zanoletti si racconta tra l’Hellas, il 27 e… Ibiza!

Il difensore gialloblù ha concesso una lunga intervista ai colleghi di SportDiPiù Magazine

C’è un filo rosso che collega Verona e Stefania Zanoletti, che in terra scaligera ha dato i primi calci al pallone, ha studiato e ha anche vinto il suo primo importante trofeo (campionessa d’Italia 2004/2005 con il Bardolino).

Per sapere qualcosa di più a riguardo i colleghi di SportDiPiù Magazine hanno quindi raggiunto il difensore gialloblù, con la quale hanno due chiacchiere sul suo legame con la città, ma non solo: di seguito, dunque, un estratto contenente le sue principali dichiarazioni.

VERONA CITTÀ. «Giocare all’Hellas è come chiudere un cerchio: ho iniziato a giocare a calcio in una squadra femminile della provincia di Verona e dopo quattordici anni ci sono ritornata. Per me è una città molto cara, qui ho studiato Lettere e trascorso alcuni anni della mia gioventù. Magari potrei anche prendere casa qui…».

L’ITALIA. «Sono molta orgogliosa della Nazionale. Conosco tante delle giocatrici che ora ne fanno parte: sento spesso Rosucci, Bonansea, Cernoia, Sabatino e soprattutto Cristiana Girelli. Lei è la mia migliore amica, ridiamo e scherziamo: per esempio prima di giocare contro la Juventus le ho detto che se avesse provato a farmi un “sombrero” le avrei tirato una gomitata nei denti! Devo dire che anch’io mi sento un po’ parte di questa Italia, perché qualche anno fa (2010, ndr) anch’io ho ricevuto un paio di chiamate in azzurro. Purtroppo però in quel periodo ero infortunata, e quindi ripensarci mi fa molto arrabbiare: se fossi stata bene, magari oggi potrei essere lì pure io…».

L’HELLAS. «Quello con il Verona è stato un impatto super-positivo: è la prima volta che percepisco così tanta attenzione da parte di un club per cui gioco: se ci penso mi viene quasi da piangere. Qui sono felice, noto che c’è qualcosa in più sia sotto l’aspetto dell’attenzione che dell’organizzazione: magari è un cambiamento avvenuto a livello di campionato, ma è comunque positivo. La migliore giocatrice delle Women e il miglior giocatore del Verona maschile? Tra le ragazze dico Glionna, perché è un talento, però anche Pirone in campo è una spina nel fianco, mentre per quanto riguarda gli uomini scelgo Miguel Veloso».

IL MOVIMENTO FEMMINILE. «Invidio le ragazze che hanno cominciato da poco o che cominceranno a giocare da qui in avanti, perché troveranno un ambiente completamente diverso da quello che ho trovato io. Per fare un esempio, in pochi hanno idea di quanto sia difficile recuperare un video di partite dei miei primi anni in Serie A… Negli anni ho poi visto crescere le calciatrici anche sotto il livello dello studio: durante i primi anni mi chiedevo come diavolo parlassero certe mie “colleghe” sul campo».

L’INIZIO DI STAGIONE. «Quando si cambia squadra l’obiettivo è quello di scendere in campo nel weekend, e io quest’anno ci sto riuscendo nonostante ad agosto avessi seri dubbi: sono molto autocritica e dietro siamo veramente tante, quindi pensavo che quest’anno avrei giocato poco. Non mi aspettavo nulla, ma ci speravo».

IL NUMERO DI MAGLIA. «Ricordo che durante la prima partita di calcio femminile a cui assistetti c’era questa 27 della Torres che correva a destra a manca, senza mai fermarsi: sto parlando di Chiara Gazzoli (uno scudetto con Milan e Fiammamonza, due con il Foroni, ndr). Mi rimase talmente impressa da decidere che quello sarebbe stato il mio numero di maglia».

IL “RIFUGIO”. «Nell’ambito calcistico, il mio rifugio è senz’altro lo spogliatoio, sia come luogo di scherzo e ritrovo che come luogo di silenzio e concentrazione pre-partita. Credo che quando smetterò di giocare mi mancherà molto. Fuori invece mi piace molto la musica, in particolare quella elettronica, e d’estate mi sfogo andando a Ibiza: è il mio punto di riferimento, mi dà carica positiva».

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