L’ex tecnico di Verona e Cosenza ha parlato a L’Arena delle sfide che attendono i gialloblù, della sua volontà di tornare in panchina e del dilemma Pazzini
Bortolo Mutti è a cena con la famiglia. Non ha ancora abdicato, anzi è alla ricerca di una panchina. “Sì ma il telefono non squilla” racconta stamane a L’Arena.
Lui ha allenato sia il Verona, che il Cosenza. Entrambe in B negli anni novanta. “I gialloblù sono favoriti, inutile nasconderselo, per la vittoria del campionato. Hanno tanta concorrenza perché squadre come Palermo, Crotone e Benevento gli renderanno la vita molto dura. È vero che quest’anno ci sono meno partite rispetto agli anni scorsi ma trentasei incontri sono sempre tanti”.
Sui prossimi avversari dei gialloblù racconta: “A Cosenza farà caldo, però ricordo un pubblico corretto. Era da tempo che non disputavano la Serie B e ci sarà grande entusiasmo. La squadra non la conosco però so che avrà un sostegno incredibile da parte del pubblico. Il Verona dovrà andare giù bello tosto e preparato per non incappare in una giornata storta“.
Lino Mutti sta ancora aspettando una panchina ed è nella sua casa di Trezzano. “È così” racconta a L’Arena “vedremo. Allenare i giovani? No, grazie. Fra l’impreparazione dei dirigenti e l’invadenza dei genitori, meglio di no. Grosso? Lo conosco poco, mi sembra un bravo ragazzo. L’anno scorso è andato ai play-off col Bari in una situazione non facile”.
E su Pazzini? “Una domanda da un milione di dollari“, sorride l’ex allenatore del Verona, “Mi sembra ancora bello pimpante e la sua carriera parla per lui. A volte i tecnici giovani soffrono la personalità di giocatori esperti ma bisogna gestirli. Credo che ci voglia la capacità di portarseli dalla propria parte ed allora possono davvero diventare un valore aggiunto”.