La generazione di adesso conosce un Verona, quella di 30 anni fa ne conosceva un altro

Il recente passato del Verona mostra ai giovani un club abituato ai tracolli e alle cadute. Ai sali e scendi tra A e B. Un Hellas costantemente in lotta per la salvezza. Ma le vecchie generazioni hanno in mente altri ricordi e di quelli probabilmente continuano a vivere. “Chi ha vissuto il vecchio Bentegodi, ha visto l’età dell’oro, per non parlare poi di quelli che hanno visto Zigo e Preben. Oggi è davvero dura“, scrive questa mattina L’Arena.

Una piazza lontana, distaccata che ha perso molto l’affetto per la propria squadra. Bisogna ringraziare gente come Mandorlini, Sogliano e Luca Toni se anche ai ragazzetti qualcosa di bello è stato fatto vedere. “Ci accorgeremo solo fra molti anni di quello che abbiamo fatto” disse una volta Domenico Volpati una volta. Quel Domenico Volpati che si occupava di difendere nel centrocampo gialloblù con i pugni e con i denti, uno di quelli che nel 85′ ha vinto lo storico scudetto.

“Sono preoccupato“, continua Volpati al quotidiano veronese, “lo sconforto diffuso nell’ambiente è enorme. Spesso sono a Verona e faccio due passi con Pierino Fanna o partecipo alle manifestazioni degli ex gialloblù. La gente mi ferma, vive solo di ricordi. Non va bene. L’ascensore di questi anni, la linea del club di non intervenire l’anno scorso sollevando l’allenatore sono le cose che mi vengono rinfacciate dai tifosi. La scorsa stagione è stata disastrosa. Adesso bisogna riprendere e superare lo scollegamento. Il pubblico è sempre stata una fondamentale risorsa per l’Hellas“.

I consigli non si fanno attendere da parte dell’ex dentista di Termeno, che ora parla al neotecnico Grosso: “In B l’importante è fare subito gruppo, in A spesso decidono i campioni e non è necessario avere sempre uno spogliatoio granitico. Saranno importanti questi primi giorni di ritiro. Va consolidato un rapporto di stima fra tutti e di mutuo soccorso, chiamiamolo così. I nuovi? Mi sarebbe piaciuto Maggio, Laribi è ok ma soprattutto scommetto su Pazzini. Ecco un’altra cosa la dico a Grosso: mister non facciamo scherzi vero? Il Pazzo, soprattutto in B, è il Nico Penzo dei nostri tempi“.