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Marasco a L’Arena: “Ricordo la salvezza del 2000. Per uscire da quelle situazioni servono uomini”

L’ex centrocampista scaligero ripercorre gli eventi principali della salvezza in Serie A del suo Verona. Ora l’Hellas dovrà trascinare il pubblico

Alla guida dell’Aversa Normanna, squadra casertana di Serie D, oggi Antonio Marasco tenta la salvezza da allenatore così come ci riuscì da calciatore. Oggi il parallelismo con una salvezza alle ultime giornate (anche se quella di cui si parlerà arriva in realtà con largo anticipo) non viene affatto forzato e così L’Arena ha intervistato l’ex centrocampista gialloblù su quelle ultime 13 partite della stagione 1999/’00.

Sono 62 le presenze segnate da Antonio Marasco con il Verona, di cui 32 in Serie A e 28 in Serie B. Giocò all’ombra del Bentegodi per due stagioni, quella della promozione 1998/’98 e quella successiva della salvezza in A. Centrocampista centrale d’interdizione, con qualche buon numero nei piedi: vedi il gol al Napoli il 6 giugno 1999. Con i gialloblù collezionò ben 16 cartellini gialli.

Ricordo quasi tutto di quella rimonta” ammette lui. “Esperienze del genere non capitano spesso durante una carriera intera. Quella cavalcata ebbe qualcosa di incredibile ma è stato tutto il biennio vissuto a Verona ad essere fantastico, prima con la promozione dalla B e poi la salvezza in A“.

Le partite chiave furono “Sicuramente la vittoria per 4-3 contro il Parma, da lì non poi non abbiamo più perso. E poi il successo esterno a Torino, oppure il 2-0 al Bentegodi contro la Juve firmato da Cammarata, dicono che i bianconeri avessero perso a Perugia lo scudetto ma secondo me invece fu a causa nostra“.

Così, in penultima posizione, l’Hellas di Fabio Pecchia, ex compagno all’Avellino proprio di Marasco, deve sperare in un finale di stagione grandioso. Ricordi di quel biennio, di un allenatore grande come Cesare Prandelli che diede carica alla squadra, ogni giorno più unita. Marasco dice: “Per uscire da situazioni complicate conta molto di più quello che si ha dentro rispetto alle qualità tecniche: servono uomini più che giocatori“.

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