39 gol in 46 presenze in tutte le competizioni, 18 in 36 l’anno seguente e infine 1 rete in 8 comparse: questi sono i numeri delle 2 stagioni e mezzo trascorse da Luca Toni con la maglia del Bayern Monaco, cifre da capogiro che hanno visto un declino vertiginoso durante la sua terza annata a causa di un infortunio che l’ha condizionato all’inizio del campionato ma soprattutto per via del rapporto conflittuale con l’allenatore arrivato proprio nel 2009: Louis van Gaal, legame difficile che lo costringe infine a prendere la decisione di abdicare e tornare a giocare nel Belpaese.
Toni più volte ha specificato la mancanza di dialogo con il tecnico olandese, il quale si è raccontato in una lunga intervista al giornale tedesco Bild ed ha ammesso anche lui lo scarso feeling con la punta della Nazionale Italiana: “Gli tirai le orecchie. A colazione bighellonava troppo. Era irrispettoso nei miei confronti e nei confronti dei compagni. Cose così in una squadra non sono accettabili. Per me c’è una regola inviolabile: la squadra è più importante dell’individuo“.
Parole inaspettate per un giocatore che ha sempre dimostrato molta professionalità in campo e fuori e che, solo l’anno prima, veniva definito dal precedente tecnico Ottmar Hitzfeld “un animale da gol che non vuole mai riposare“. A Monaco, come in qualsiasi altra piazza vissuta, l’attaccante è stato amato e venerato, a tal punto che gli era stata addirittura dedicata la memorabile canzone “Numero uno” interpretata da Matthias Matze Knop.