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Setti: “Quest’anno puntiamo a consolidarci. Nel 2021 la prima pietra del centro sportivo”

Il presidente dell’Hellas ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, toccando diversi argomenti

È stata una lunga intervista quella concessa da Maurizio Setti a La Gazzetta dello Sport: il numero uno dell’Hellas ha infatti avuto modo di toccare diversi argomenti, parlando sia di calcio giocato che di tutto ciò che vi ruota attorno.

Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

L’INIZIO DI CAMPIONATO. «Mi sono rimasti un po’ in gola i primi trenta secondi di gioco contro il Parma, ma penso che quella sconfitta abbia compensato la vittoria contro l’Udinese. Rispetto alle prime tre giornate dell’anno scorso abbiamo comunque due punti in più che credo ci saranno molto utili in ottica salvezza, soprattutto in un campionato che si preannuncia strano a causa del Covid».

GLI OBIETTIVI. «Anche quest’anno punteremo alla salvezza: rimanere in Serie A consente ai club di dare continuità e di programmare meglio il proprio futuro. L’anno scorso si è concretizzato un risultato che normalmente si raggiunge in anni di lavoro, ma per non sperperare tutto dobbiamo continuare a pensare di essere una neopromossa e continuare a consolidare le nostre radici. Fuori dal campo invece il sogno è sempre quello di un centro sportivo di proprietà: conto di posare la prima pietra durante il prossimo anno».

IL MERCATO. «Durante l’estate è cambiata la squadra, ma non chi la gestisce. Sono arrivati tanti giovani perché questa è la nostra politica societaria ma anche perché abbiamo un allenatore bravissimo a valorizzarli. Insieme a loro abbiamo però voluto inserire anche calciatori esperti e affidabili per la categoria. Ora ci vorrà un del tempo per dare una forma al Verona, quindi potrà magari servire un po’ di pazienza. Tanti giocatori di proprietà? Volevamo dare una fisionomia più definita alla squadra, inoltre ciò ci permetterà di fare meno sacrifici in futuro».

LA SERIE A AI TEMPI DEL COVID. «C’è il rischio che l’emergenza Covid provochi altri rallentamenti e problemi. Ciò che però bisogna capire è che il calcio è un’industria e che se tutto si fermasse il rischio di cassa integrazione per i dipendenti che percepiscono uno stipendio “normale” è concreto. Lo dico rivolgendomi soprattutto ai giocatori e ai procuratori che credono di vivere in una specie di “limbo” e al Governo, per il quale sembra quasi che il calcio sia un hobby. Il protocollo? Per me va bene, anzi si può anche fare qualche tampone in più, però i calciatori sono chiamati alla responsabilità e al rispetto delle regole».

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3 anni fa

Grandeeee???

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3 anni fa

È un gioco

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