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Foschi: “Questo virus cambierà tutto, ma i calciatori non moriranno certo di fame. E i procuratori…”

L’ex d.s. gialloblù si è raccontato in una lunghissima intervista concessa ai colleghi di TuttoMercatoWeb

Sono stati veramente tantissimi gli argomenti toccati da Rino Foschi durante l’intervista concessa ai colleghi di TuttoMercatoWeb, con i quali ha parlato di Coronavirus, mercato, passato, presente, futuro e di molto altro.

Noi abbiamo “selezionato” gli estratti più interessanti, quindi ecco le sue principali dichiarazioni.

LA QUARANTENA. «Passo le mie giornate facendo un po’ di sport, leggendo, prendendo il sole in giardino e scambiandomi messaggi con gli addetti ai lavori: sto rompendo le scatole a tutti (ride, ndr), ma è un modo per tenere vive le relazioni».

LA RIPARTENZA. «Giusto pensare a riaprire, ma non subito: per essere sicuri e non rischiare nulla bisognerebbe ricominciare solo quando si saranno calmate le acque. Le fabbriche tornano a lavorare perché c’è una necessità industriale e la gente muore di fame, i calciatori no: a voler tornare in campo sono i presidenti che rischiano di perdere i diritti televisivi, ma così si mette in secondo piano la salute».

IPOTESI DA SCARTARE. «Non si può pensare di far giocare le squadre del Nord al Sud, perché si rischia di contagiare il territorio meridionale dove l’epidemia è contenuta. Immaginate cosa potrebbe succedere se ogni settimana ci fosse gente che viaggia da Nord a Sud. E poi riprendere senza pubblico significherebbe giocare solo per i soldi e non per il calcio: non mi piace».

COME CAMBIERÀ IL CALCIO? «Credo che da qui in avanti i procuratori dovranno mettersi in testa di poterci rimettere: già è uno scandalo che prendano commissioni così alte in condizioni normali! Con i calciatori si troverà una soluzione, non moriranno certo di fame. Cambieranno parametri, costi dei cartellini e stipendi: certi ingaggi faraonici non esisteranno più…».

LE TRATTATIVE DEL PASSATO. «Ci sono tante operazioni di cui vado fiero: Toni al Palermo, poi rivenduto alla Fiorentina alle mie condizioni, ma anche Baresi al Modena, Giuseppe Biava al Palermo e Damiano Tommasi al Verona hanno lasciato un segno importante nella mia vita. La trattativa di cui mi pento? Nigmatullin al Verona, a parametro zero: per andarlo a prendere avevo anche fatto una grande traversata e per lui avevo anche ricevuto le minacce dei russi. Nigmatullin era un bravo ragazzo, ed era anche stato premiato come miglior portiere della Russia, ma a Verona è stato sfortunato».

IL FUTURO. «Ho una voglia matta di tornare in pista: ho già rifiutato qualche proposta, sto aspettando di poter rientrare alle giuste condizioni. Se tornerei al Palermo? È stata la tappa più importante della mia carriera, mi ha dato qualcosa in più anche rispetto a Verona, quindi la risposta è scontata…».

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