Al Verona dal 1995 al 2002, Rino Foschi è stato uno dei direttori sportivi più importanti della storia recente dell’Hellas, portando all’ombra dell’Arena una mole infinita di giocatori poi consacratisi in Serie A (uno tra tutti, il futuro campione del mondo Gilardino) e raggiungendo anche un ottimo nono posto nel 1999.
Intervistato dai colleghi de L’Arena, l’esperto d.s. (settantotto anni compiuti a luglio) ha quindi parlato dei gialloblù di oggi, ma si è anche concesso un tuffo nel passato.
Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
IL COLLEGA. «Sogliano è all’antica, uno che fa i fatti in silenzio. Quest’inverno, cambiando mezza squadra e portandola alla salvezza, ha fatto un capolavoro. Ha venduto bene e gli è riuscito qualcosa ai limiti dell’impossibile».
LA SQUADRA. «È presto per dare giudizi, ma la rosa del Verona mi sembra buona e funzionale al calcio di Zanetti. Credo poi che Sogliano abbia già in canna almeno altri due colpi per gennaio… Belahyane? Sicuramente il ragazzo è forte, ma non consideriamolo già un campione. Certamente, però, non è una scommessa: Sean infatti raccoglie sempre corpose relazioni su ogni giocatore che intende acquistare».
IL MISTER. «Zanetti è nato per fare l’allenatore e diventerà uno dei migliori. Lo incrociai al Torino: un ragazzo serio, attento e dalle idee chiare. Sono molto felice che Sogliano lo abbia scelto e credo che farà benissimo al Verona».
LA LEGGENDA. «Bagnoli è stato una delle mie colonne più solide. Nei suoi due anni a Cesena cenavamo insieme tutte le sere, mentre quando era a Verona andavo spesso a trovarlo. È un grandissimo, non solo da allenatore. Straordinario, così come lo era Mascetti».
I VECCHI TEMPI. «Del mio periodo al Verona ricordo la Serie A con Perotti e Prandelli, mentre con Cagni andò male. Discorso a parte per la retrocessione del 2002: mi dimisi per la vergogna. Le operazioni migliori? Gilardino, un giocatore che mi piaceva moltissimo, ma anche Mutu, Frey, Brocchi, Cassetti, Cammarata e tanti altri giocatori in cui non credeva nessuno e che noi acquistammo a pochi spiccioli. Ricordo anche Nigmatullin, il mio colpo più pazzo e il primo parametro zero a uscire dalla Russia: era il titolare della Nazionale, però purtroppo all’Hellas non fece bene. Il mio lavoro, comunque, non è minimamente paragonabile a quanto fatto da Sogliano…».
Ricordo quegli anni, Foschi era molto legato al Verona, poi chiaro, anche lui e la squadra hanno avuto alti e bassi.
Un grave errore fece: Carlo Perrone, all’epoca osservatore del Verona, aveva anticipato tutti, consigliando a Pastorello un giovanissimo ariete svedese.
Pastorello era pronto a tesserarlo.
Quello svedese venne a Verona con i genitori.
Cenarono in piazza dei Signori.
Sembrava tutto fatto.
Fu Foschi a bloccare l’acquisto.
Quel ragazzino si chiamava Slatan Ibrahimovic.
Si Foschi era bravo,ma Sogliano mi ha stupito per come lavora e un merito va anche a Setti non so se per intuito o capacità da presidente.
Bravo il cesenate , quanto lo è ora sean , ricordo ad alcuni tifosi che la teoria di setti di cambiare la rosa ogni anno sta prendendo piede in tutti gli altri club.
Un grande DS qui ha fatto veramente bene, purtroppo certe situazioni,anche una bravo, come potrebbe cavarsela