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Zigoni: “Avrei potuto essere più forte di Pelé. Rimpianto? Aver dato poco ai miei tifosi”

La “testa matta” gialloblù per eccellenza ha parlato ai microfoni de Il Foglio

Gianfranco Zigoni è probabilmente per antonomasia il giocatore più “matto” (in senso buono) passato da Verona: i suoi comportamenti sopra le righe, uniti a un’incontestabile classe in campo, lo hanno reso una leggenda per i tifosi gialloblù.

Raggiunto dai colleghi de Il Foglio, Zigogol si è raccontato spendendo due parole anche su alcuni degli aneddoti più famosi che lo riguardano.

Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

TESTA CALDA, MA… «Sono sempre stato un po’ anarchico, tuttavia ho dei paletti: non accetto che un uomo faccia male a un altro uomo, infatti per me la guerra in Ucraina è inconcepibile. Una volta avevo anche una pistola e due fucili, ma dopo aver colpito un merlo e aver visto il suo sguardo mentre moriva, ho regalato tutto. Il sistema? Non mi piace né quello del calcio, né quello che governa il mondo. Ero spesso squalificato perché, dopo le partite ufficiali, ne cominciavo spesso un’altra contro gli arbitri. Come vorrei essere ricordato? Come una persona onesta».

LE SQUADRE DEL CUORE. «Roma e Verona sono senza alcun dubbio le squadre a cui sono più affezionato, anche se sono nato interista. Il sogno di morire sul campo e dell’intitolazione del Bentegodi? È vero, anche se potrebbero intitolarmelo anche da vivo…».

LA PELLICCIA. «Non ho mai capito perché si parlo di scandalo quando mi presentai in panchina indossando la pelliccia: era di lupo, bellissima, me l’aveva regalata una tifosa più ricca di me. Valcareggi aveva deciso di lasciarmi in panchina e gli promisi che avrebbe visto una cosa che nessuno aveva mai visto in uno stadio…».

IL PIÚ FORTE. «Da grande non sono diventato più forte di Pelè solo perché ho messo la mia libertà davanti ai sacrifici. Non ho ho mai amato il calcio fino in fondo, non si poteva mangiare, bere e passare le serate con gli amici. L’unico rimpianto che ho è non aver ripagato a dovere la passione dei miei tifosi, avrei potuto dar loro di più».

IL CALCIO DI OGGI. «Da otto anni alleno i bambini, l’anima vera del mondo. Per loro il calcio dovrebbe essere solo un gioco, ma ci sono alcuni genitori che li rovinano. Odio il calcio di oggi, i giocatori non hanno orgoglio e dignità mentre gli arbitri non sono tutti onesti come vogliono farci credere».

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