A trentacinque anni di distanza l’ex esterno gialloblù ricorda quella splendida giornata di maggio
Il 19 maggio 1985, ma anche la sua esperienza al Verona e la ripresa del campionato: sono vari gli argomenti toccati da Pierino Fanna durante l’intervista concessa ai colleghi de L’Arena.
Senza perdere tempo in chiacchiere, andiamo quindi a vedere le sue principali dichiarazioni.
19 MAGGIO 1985. «Da quel 19 maggio 1985 sono già passati trentacinque anni giusti. Ricordo quella giornata con grande emozione: eravamo in campo già un’ora prima, e c’era uno stadio tutto gialloblù. Una domenica da favola per la città. Quello è lo scudetto più bello tra quelli che ho vinto».
L’ARRIVO AL VERONA. «Ero alla Juventus, ma volevo giocare con continuità e quindi accettai il Verona. Bagnoli mi capì al volo: poche semplici cose, svariavo a destra e sinistra grazie anche ai miei compagni di squadra. Con la Stella Rossa giocai la mia miglior gara in gialloblù, ma ricordo con gioia anche il gol alla Juve: dopo quella vittoria inanellammo una strisci di diciassette risultati utili consecutivi. La partita più determinante? Quella casalinga contro la Lazio: eravamo tesi e reduci dal k.o. con il Toro e dal pari col Milan. I giocatori della Lazio, anche se erano praticamente già retrocessi, giocarono la partita della vita e picchiarono dal primo all’ultimo minuto. Dopo aver segnato (la rete di Fanna deciderà il match, terminato 1-0 per i gialloblù, ndr) corsi come un matto perché quel gol, il più importante della mia carriera, fu decisivo per la vittoria del campionato».
L’ADDIO. «La settimana successiva alla conquista dello Scudetto la passai con gli occhi lucidi e con un vulcano di sentimenti dentro: da una parte c’erano la mia famiglia, i miei compagni, tre anni stupendi, mister Bagnoli e i tifosi, dall’altra parte la carriera e l’Inter. Avesse chiamata un’altra squadra non ci sarei andato, fu una scelta molto difficile…».
BAGNOLI. «Essendo tornato a Verona anche a fine carriera, credo di essere, tra i campioni d’Italia 84/85, il giocatore che più è stato più con Bagnoli. Me lo sono goduto anche da giocatore visto che con gli ex gialloblù ha giocato sino a 70 anni. È stato il mio “papà calcistico”, e adesso almeno una volta ogni dieci giorni ci facciamo una bella camminata insieme».
LA RIPRESA. «La sicurezza dei calciatori non ci sarà mai, ma se si vorrà chiudere questo campionato un modo si troverà. Si è però persa la poesia: i tifosi non ci sono, i club sono divisi e tanti giocatori hanno paura, inoltre non ci sono date precise. Mi dispiace più che altro per lo splendido campionato che stava disputando il Verona…».