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Di Gennaro: “Bagnoli autorevole, Puliero uno di noi”

Il regista dello Scudetto, durante una lunga diretta con Hellas Channel, ha ovviamente parlato del tricolore, ma non solo

È un Antonio Di Gennaro a tutto tondo quello che nella serata di ieri si è raccontato a Hellas Channel durante una lunga diretta su Facebook.

Dal 12 maggio 1985 ai giorni nostri, passando mister Bagnoli, il gemellaggio Verona-Fiorentina e tanto altro, ecco di seguito le sue principali dichiarazioni.

FESTA… A DISTANZA. «Fa sempre piacere ricordare quell’impresa, anche se è un peccato non poterci ritrovare per colpa: già da ottobre avevamo organizzato una cena per questo sabato sera, per poi trovarci domenica allo stadio per la sfida con la Lazio, ma purtroppo il Coronavirus ha fatto saltare tutto. Grazie ai social abbiamo comunque ricevuto grandissimo affetto: è un orgoglio sentire ancora tutto questo entusiasmo, perché ci fa capire di aver reso orgogliosa un’intera città».

BERGAMO. «Arrivammo a giocarci la sfida contro l’Atalanta con un po’ d’ansia, anche perché ci sarebbe piaciuto festeggiare già il weekend precedente con il Como, ma pareggiammo (0-0, ndr). Quando entrammo in campo eravamo però concentratissimi, e abbiamo fatto quel che dovevamo fare grazie al gol di Elkjaer che ha sentenziato il nostro trionfo. Ricordo ancora l’autostrada piena di bandiere gialloblù: ripensandoci scende ancora una lacrimuccia».

L’AVELLINO. «Certo, avessimo perso con l’Atalanta avremmo avuto la partita contro l’Avellino, ma è stato meglio così. Noi comunque vincemmo anche quella: ricordo che il nostro ragioniere ci venne anche scherzosamente a chiedere di non vincere per non incassare il premio partita, ma Tricella disse: “Noi non lasciamo un ca**o a nessuno!”. E poi non sarebbe stato corretto non giocarcela al massimo…».

UN’ALTRA SERIE A. «Quello di allora era un altro calcio: era più “lento” e c’erano solo due stranieri per squadra, ma i pochi che c’erano erano di assoluta qualità visto che tutti volevano giocare in Serie A. Forse era anche un calcio più “umano”: c’era un contatto diretto tra giocatori, tifosi e giornalisti, ma ci hanno sempre lasciato vivere».

LO STADIO. «All’epoca si viveva molto di più lo stadio: quello era il luogo principale, c’erano meno TV. A proposito dello stadio: so che a Verona si sta pensando di costruirne uno nuovo, e spero si trovino investitori per farlo».

“QUELLA” SQUADRA. «La nostra era una squadra  ben costruita da Bagnoli, Mascetti e Chiampan, che si occupava anche di non fare il passo più lungo della gamba. Ricordo che comunque sia prima che dopo lo Scudetto il Verona aveva bazzicato nelle parti alte della classifica, giocando finali di Coppa Italia e qualificandosi spesso per l’Europa. Oggi è difficile immaginare una storia come quella: forse l’Atalanta ci va vicino, ma è già tanto se riesce ad arrivare terza o quarta…».

BAGNOLI. «Mister Bagnoli aveva autorevolezza e un grande merito, ossia quello di farci giocare dove ci divertivamo, nel nostro ruolo. Durante le sedute disputava le partitelle con noi, ma non esitava a farci correre se vedeva che non ci allenavamo come diceva lui. In partita attaccavamo sempre in cinque, sei o sette giocatori, senza il possesso-palla esasperato che va di moda ora. Il mio ruolo? Inizialmente giocavo mezzala, fu proprio Bagnoli a trasformarmi in regista “puro” dopo l’addio di Dirceu: in quella posizione potevo comunque sfruttare la mia lunga gittata per i lanci o per i tiri dalla distanza».

VIOLA E BUTEI. «Per me il gemellaggio tra Verona e Fiorentina è molto importante, perché quelle sono le società più significative della mia carriera. Alla Viola ho cominciato e sono cresciuto, mentre i sette anni all’Hellas mi hanno permesso di affacciarmi a un certo livello di calcio e di arrivare in Nazionale. Di Verona ricordo tutti i mebri dello staff, anche quelli che oggi non ci sono più: è stato un periodo fantastico che ha ovviamente avuto il suo culmine nello Scudetto. Ricordo con affetto anche Bari, dove ho chiuso la mia carriera e dove tutt’ora vivo».

ROBERTO PULIERO. «Roberto era parte della nostra squadra, con lui abbiamo fatto un percorso bellissimo, ricco di gioia. La sua ironia, la sua enfasi… era uno dei “Butei”, solo che aveva il microfono! È stata una grave perdita, ma voglio ricordarlo divertente e festoso, com’era lui».

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Paolo
Paolo
3 anni fa

Grande Dige!!

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