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Badu: “La paura è passata, ora penso a recuperare il ritmo-partita”

Il centrocampista gialloblù, raggiunto dalla Gazzetta, si è raccontato partendo dalla microembolia e arrivando alla sfida contro il Lecce

La grande paura è passata, ora è tempo di lavorare: parola di Emmanuel Badu, che raggiunto dai colleghi de La Gazzetta dello Sport si è raccontato un po’, parlando anche della sua numerosissima famiglia.

Di seguito, dunque, le principali dichiarazioni rilasciate dal centrocampista gialloblù ai colleghi della Rosea.

LA MICROEMBOLIA. «Una sera dopo l’allenamento mi stavo rilassando a letto e ho sentito una fitta al lato destro mentre respiravo. Dopo aver consultato i medici ho preso una pastiglia, fatto un esame e sono tornato a dormire, ma la sera successiva il problema si è ripresentato. A quel punto ho fatto altri esami ed è emerso cosa avessi. Paura? Un po’ sì, ma poi mi sono tranquillizzato quando i dottori mi hanno spiegato cosa fosse una microembolia. Spiegarlo a mia madre è stato più difficile: ho dovuto ripeterglielo cento volte, ma la mamma è sempre la mamma…».

IL RECUPERO. «Subito dopo la diagnosi ho pensato a come guarire e poi mi sono domandato se sarei potuto tornare a giocare: non avevo idea di cosa avrei potuto fare in caso contrario. Mi dicevano di avere pazienza, di pensare alla mia salute e di “staccare”, ma io ho preferito rimanere vicino alla squadra. Ho vissuto un periodo di grande stress, ma ora sto molto meglio e, anche se ovviamente mi manca il ritmo-partita, lavoro per tornare al top. Juric? Mi ha detto “Bentornato”, ma mi ha anche chiesto di non esagerare: per me andare piano è un po’ un controsenso, ma ho imparato a farlo, anche se ora sto aumentando l’intensità».

IL VERONA E IL LECCE. «Siamo un bel gruppo, ma questo l’avevo già capito durante il ritiro: grande merito alla società e a Juric, perché hanno costruito una grande squadra. Contro il Lecce comunque sarà, dura perché loro hanno fiducia. Anche noi comunque non scherziamo, e penso che giocando come sappiamo potremmo vincere. Come esulterei se segnassi? Guardando i tifosi che mi hanno sempre sostenuto, e poi vorrei tutti i miei compagni e i membri dello staff intorno a me, perché insieme alla Società sono stati la mia forza».

IL “BADU PRIVATO”. «Sono una persona dalla mente aperta, sorridente, disponibile e che non si arrabbia da dieci anni: voglio vivere la vita senza pensieri. Mi piace la musica e guardo molti film ghanesi: la produzione cinematografica del mio Paese è di livello! La mia famiglia? Siamo dieci fratelli, cinque maschi e cinque femmine: il più anziano ha 58 anni, il più giovane 25, e io sono il penultimo nonché l’unico che non ha studiato. Ho anche 18 nipoti!»

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