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Rando, Malesani, Volpati e Tricella: Verona racconta il successo dell’Italia

L’assessore vorrebbe portare in città la coppa, Volpe: “Briegel tifava Italia, Elkjaer era ancora triste per la Danimarca

Verona racconta: l’Italia campione d’Europa. Raggiunti da L’Arena, Filippo Rando e gli ex gialloblù Alberto Malesani, Domenico Volpati e Roberto Tricella hanno infatti raccontato la propria finale, con l’assessore che ha anche avanzato un’ipotesi suggestiva.

Di seguito, infatti le loro principali dichiarazioni.

RANDO. «Come tutta l’Italia anche la nostra città nell’ultimo anno e mezzo ha sofferto tantissimo. Contatterò presto la FIGC perché la coppa arrivi a Verona, da simbolo di riscatto e di rinascita: un modo per affrontare il futuro con maggior slancio e vitalità».

MALESANI. «L’Italia mi ha divertito ma anche commosso, con tutti quegli abbracci alla fine e uno stadio finalmente pieno. Bravo Mancini, il suo è stato lucido coraggio figlio anche della logica: i talenti non ci sono mai mancati, ma per vederli crescere bisogna farli giocare. Abbiamo ancora una volta dimostrato di non essere secondi a nessuno: a parte qualche rara eccezione, la storia ci insegna che nelle grandi competizioni siamo sempre stati fra le prime nazioni al mondo. I migliori? Donnarumma di sicuro, ma anche Jorginho».

VOLPATI. «È stato uno spasso seguire la finale in collegamento con i miei ex compagni di squadra: Briegel tifava Italia, Elkjaer era ancora rammaricato per la Danimarca mentre Jordan ci ha più volte ricordato che da scozzese non avrebbe mai potuto amare l’Inghilterra. Personalmente ho sempre tenuto moltissimo alla Nazionale. Abbiamo meritato l’Europeo, abbiamo giocato molto bene: quando il risultato conta davvero è dura batterci».

TRICELLA. «Bravissimi tutti, ma il più bravo fra tutti per me è Chiellini. A una certa età il successo ha un sapore diverso, te lo gusti di più e meglio. Bonucci è un grande giocatore e fa anche gol, ma la sintesi dell’Italia è proprio la passione che ci mette Chiellini: uno come lui lo vorrei sempre anche a quarant’anni. La differenza comunque l’ha fatta lo spirito collettivo, la capacità di sacrificarsi l’uno per l’altro. Com’era nel nostro Hellas».

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