Primavera, Peci: “Mi ispiro a Duda. Vogliamo arrivare più in alto possibile”

Il centrocampista gialloblù si è raccontato ai microfoni di Hellas Channel

Raggiunto dal canale ufficiale dell’Hellas, Jurgen Peci si è raccontato nel corso della nuova puntata della rubrica Visti da vicino.

Di seguito, dunque, le principali dichiarazioni del centrocampista della Primavera.

GLI INIZI. “Ho iniziato a giocare da piccolo nel parchetto vicino a casa, ad Arzignano. Quando avevo quattro anni mi sono iscritto alla mia prima società, il Kennedy, dove sono rimasto per quattro anni prima di approdare al Vicenza e cambiare ruolo, da attaccante a centrocampista. Dopo appena due stagioni mi ha voluto il Verona: ero con la squadra a giocare un torneo a Barcellona e l’Hellas contattò mio padre, che era a casa. Appena tornato, ho subito accettato e così, nell’estate 2017, è iniziata la mia avventura in gialloblù».

L’INFORTUNIO. «A novembre, alla fine della partita contro la Sampdoria, sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Inizialmente pensavo che non fosse nulla, ma i dottori hanno capito subito che era un infortunio più grave. Da quel momento ho passato un mese un po’ pesante, perché ero nel mio periodo migliore, avevo preso tanta fiducia e avevo appena iniziato a giocare e ad ambientarmi con la Primavera. Poi però, grazie al supporto di tutti e al lavoro dello staff, sono riuscito a tornare in forma nel giro di due mesi. Possiamo dire che questo è stato il mio primo infortunio grave. Senza la mia famiglia, sarei impazzito…».

LA SQUADRA E IL MISTER. «I miei compagni mi dicono sempre di giocare semplice e di stare tranquillo, perché quando sono in campo senza pensieri posso giocare al massimo. L’importante è rimanere calmi. Una grossa mano me l’ha data all’inizio Dalla Riva che, oltre a essere il capitano e giocare nella mia stessa posizione, fuori dal campo è spesso con me. Lui mi ha dato molta confidenza e fiducia. Anche mister Sammarco mi dice sempre di giocare semplice e di iniziare a prendere fiducia già dai primi minuti di gara per essere più tranquillo durante la partita. Vuole che dia sicurezza ai compagni, per esempio facendomi sempre vedere per ricevere il pallone e dettando i ritmi della squadra».

LE CARATTERISTICHE. «I miei punti di forza sono la tecnica e la gestione della palla. Devo migliorare nel recupero del pallone e nel saper leggere meglio i momenti della partita: devo capire quando rischiare la giocata e quando invece abbassare i ritmi».

LA PRIMA SQUADRA. «La prima volta che ho fatto un allenamento con la squadra di mister Zanetti sono rimasto un po’ stupito, poi ho subito pensato che invece è lì che voglio arrivare. Le partitelle che giochiamo con la Primavera contro la prima squadra sono sempre belle e stimolanti. Il modello? Sicuramente Duda. Mi piace molto quando ha la palla tra i piedi ed è molto calmo e tranquillo, il che gli dà la sicurezza di sapere sempre cosa fare».

GLI OBIETTIVI. «Quest’anno vogliamo arrivare il più in alto possibile e non nascondo che arrivare ai play off sarebbe bellissimo. Secondo me ce lo meritiamo perché abbiamo dimostrato di essere una grande squadra. Personalmente io voglio sempre farmi trovare pronto nei minuti che mi verranno concessi, così da essere riconfermato per il prossimo anno e dimostrare che sono all’altezza».

LA NAZIONALE. «Sono stato convocato con l’Albania Under 15 e Under 17 per giocare alcune amichevoli. Ammetto che non è stato semplice, anche perché io parlo italiano e poco albanese, quindi inizialmente c’era un po’ di problema linguistico. Appena sceso in campo, però, questo problema è sparito e mi sono goduto il momento».

IL RICORDO PIÙ BELLO. «Sono andato spesso allo stadio a vedere l’Hellas, soprattutto da quando gioco qui. Mi ricordo bene una partita tra Verona e Lazio, prima della quale ho accompagnato in campo il mio connazionale Strakosha. Ero molto emozionato: per un bambino è un’esperienza indimenticabile».

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